Il Disturbo Psicopatologico

Definizione sintetica del concetto in chiave cognitivista

Disturbo Psicopatologico

Quando il perseguimento di un nostro scopo, che ha un certo valore, rischia di essere compromesso o è già stato compromesso si prova sofferenza.

Il grado di sofferenza è determinato dal valore dello scopo in questione.

La sofferenza psichica fa parte del normale funzionamento di un sistema cognitivo, del vivere quotidiano. Il soffrire non è indice di patologia, anzi è funzionale all'adattamento in quanto il sistema si attiva al fine di ridurre la sofferenza e quindi far collimare lo stato attuale con lo stato desiderabile: cambiare le strategie di perseguimento dello scopo aumentandone l'efficacia oppure rinunciare allo scopo abbassando il suo valore e di conseguenza l'importanza del suo raggiungimento. Secondo l'ottica cognitivista il nucleo del disturbo psicopatologico è definito proprio dalla impossibilità da parte del sistema cognitivo di cambiare, ciò determina una persistente rappresentazione della compromissione dello stesso e medesimo scopo.

Il sistema continua ad attribuire una certa importanza a uno scopo irraggiungibile, non riesce a modificare la gerarchia degli scopi al fine di attivare un processo di rinuncia, e le strategie di perseguimento dello scopo al fine di attivare un processo di più efficace impegno.

Kelly (1955) afferma che “ è un disturbo psichico qualunque costruzione personale che continua a essere utilizzata nonostante sia ripetutamente e sistematicamente invalidata”

Un comportamento è patologico se è coatto, costantemente ripetuto nel tempo e senza alternative.

In altre parole, il disturbo psicopatologico si caratterizza nel mettere in atto sempre la stessa strategia, nonostante sia possibile cambiarla, che oltre ad essere fallimentare, è l'unica che si conosce, non si intravedono scenari alternativi; inoltre, il soggetto, spesso, si rende conto di avere la possibilità di cambiare tale strategia (egodistonia).

Accanto a quest’impossibilità del sistema di attivare dei cambiamenti, si aggiunge anche un'altra sofferenza: "il problema secondario", che è rappresentato dall'ulteriore disagio e sofferenza che un soggetto si crea osservando e giudicando il fatto di avere il disturbo iniziale.

Bibliografia

GEORGE A. KELLY, La psicologia dei costrutti personali. Teoria e personalità, Raffaello Cortina Editore, Milano 2004, pp. 392, Euro 35,50

Beck A.T. (1976) Principi di Terapia Cognitiva. Un approccio nuovo alla cura dei disturbi affettivi. Astrolabio, Roma, 1988

Castelfranchi Cristiano, Mancini Francesco e Miceli Maria “Fondamenti di cognitivismo clinico” Bollati Boringhieri, 2001

Lorenzini R., Sassaroli S. “La Mente Prigioniera – Strategie di terapia cognitiva” Raffaello Cortina Editori, 2000

Semerari Antonio, “Storia, teorie e tecniche della psicoterapia cognitiva” Edizioni Laterza, 2006


Articolo a cura della
Dr.ssa Mariella Spilabotte
Psicologa e Psicoterapeuta a Frosinone

Dr.ssa Mariella Spilabotte

Psicologa e Psicoterapeuta a Frosinone
P.I. 2389810603
Iscritta all’Albo Professionale degli Psicologi della regione Lazio n. 6739
Laureata in Psicologia

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